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La dieta della longevità

Gennaio 27, 2021

Molti studi hanno permesso di chiarire che una dieta ottimizzata permette il miglioramento dei parametri di rischio cardiovascolare e la riduzione della glicemia.

Ambiti di applicazione delle strategie nutrizionali

Nel 1939 un veterinario americano aveva dimostrato che una riduzione calorica del 40% rispetto all’alimentazione abituale (restrizione calorica senza malnutrizione) era in grado di prolungare la vita dei ratti di circa il 40%. Questa osservazione è stata invece nel tempo confermata nei microorganismi, nelle cellule in coltura, nei topi e nelle scimmie. Per l’uomo, la lunghezza della vita della nostra specie non ha ancora permesso di avere delle informazioni statisticamente significative.

Numerosi parametri ritenuti predittivi del rischio di malattie degenerative come glicemia, insulinemia, colesterolo, frazioni di colesterolo e diversi ormoni sierici, depongono per una conservazione anche nella nostra specie di un simile meccanismo.

Queste informazioni ci hanno indotto a:

  • Indagare meccanismi cellulari che vengono indotti dalla riduzione calorica estrema e dall’alimentazione selettiva oltre che dalla somministrazione di specifici nutrienti e integratori.
  • Identificare le condizioni fisiologiche e patologiche in cui l’intervento alimentare può avere un ruolo significativo.

Ci hanno anche convinto che il digiuno totale come anche la restrizione calorica mantenuta per tempi lunghi può avere delle controindicazioni importanti e addirittura diventare pericolosa. Invece la restrizione selettiva di alcuni nutrienti e il semidigiuno senza malnutrizione possono invece trovare ampi ambiti di applicazione.

Tumori

È stato dimostrato che periodi di digiuno influenzano in maniera differenziale le cellule sane e quelle tumorali. Nei modelli di tumore murino, è stato dimostrato che bassi livelli di glucosio e bassi livelli di IGF-1 mediano la maggior parte dell’effetto di protezione differenziale osservato praticando brevi periodi di digiuno.

Si è dimostrato che 3-4 giorni di una dieta a basso contenuto calorico, mancante di specifici macronutrienti, riduce i livelli di IGF-1 alla stessa maniera del digiuno e conferisce ai topi resistenza alle tossine.

3-5 giorni di riduzione nell’apporto di amminoacidi essenziali è sufficiente per avere lo stesso effetto. In modelli cellulari, è stato dimostrato il ruolo di specifici amminoacidi come molecole di segnalazione intracellulare. Ripetuti cicli di riduzione calorica (digiuno intermittente) ritardano la progressione tumorale senza produrre una diminuzione di peso nei topi.

Basandoci su queste ricerche e sui trial clinici che hanno dimostrato gli effetti della riduzione calorica e della restrizione proteica sui livelli di IGF-1 riteniamo che gli effetti benefici del digiuno siano largamente mediati dai livelli proteici e in particolare dai livelli di specifici amminoacidi combinati con la quantità e la qualità dei carboidrati e dalla concentrazione di un certo numero di micronutrienti.

Questi studi hanno permesso di mettere a punto degli interventi nutrizionali che creano le condizioni metaboliche che rendono le cellule sane protette dall’azione dei chemioterapici e le cellule tumorali sensibilizzate.

Questo effetto differenziale produce:

  • Una minore incidenza degli effetti collaterali della chemio (sia soggettivamente riportati sia nei parametri ematologici oggettivi; De Broot et al., BMC 2015).
  • Una maggiore efficacia della chemio (Lee et al. Sci. Transl. Medicine 2015).

È interessante che questo effetto di protezione differenziale delle cellule sane rispetto a quelle tumorali avvenga con l’uso di inibitori delle tirosina chinasi.

Prevenzione Oncologica

È molto importante notare che questi interventi nutrizionali hanno:

  • Un ruolo nell’efficacia degli interventi chemioterapici, poiché riducono la insulino-resistenza e la concentrazione di IGF1.
  • Nella prevenzione delle malattie neoplastiche che spesso sono associate alla insulino-resistenza e ad alti livelli dell’ormone IGF1.

Influiscono su numerosi altri parametri metabolici.

Malattie autoimmuni

Abbiamo osservato che periodi di estrema restrizione calorica senza malnutrizione provocano una rigenerazione della risposta immunitaria.

Un trial effettuato su pazienti affetti da sclerosi multipla mostra come la dieta porta un effettivo beneficio nei pazienti affetti dalla patologia.

Inoltre questo tipo di trattamenti riducono anche in maniera significativa i markers di infiammazione (VES e PCR) contribuendo nettamente al miglioramento dello stato di salute di questi pazienti.

Longevità e stato di salute generale

I nostri studi hanno permesso di chiarire che una dieta ottimizzata permette:

  • Il miglioramento di parametri di rischio cardiovascolare.
  • La riduzione della glicemia a digiuno e la reversione parziale o totale della insulino-resistenza (condizione prediabetica) il controllo del peso corporeo riducendo il grasso addominale, che sappiamo comportarsi come un organo nella sintesi di citochine di tipo infiammatorio.
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